Thursday, April 7, 2011

La Montagna in 7 parole - Spiritualità

Dalla vetta del Grignone, l'alba.


La montagna è spiritualità

Ogni ascensione implica un’ascesi: la prima parola arriva dal latino “salire”, la seconda dal greco “esercitarsi”, ed è evidente che per riuscire ad arrivare in vetta occorre essere preparati, e fare fatica, esercizio. Non è casuale questa analogia tra lo sforzo umano per innalzarsi dalla polverosa pianura verso l’aria sottile che si respira quando non c’è che cielo sopra e intorno a noi, e la dura scuola di spiritualità degli asceti, che raggiungono le vette più alte dell’umana sapienza. La costanza necessaria, la tentazione di lasciar perdere tutto, la rinuncia a comodità e soddisfazione dei più molli piaceri del corpo sono solo alcune delle caratteristiche comuni a questi due grandi gesti dell’uomo. Non a caso in ogni cultura l’altura è simbolo del divino, luogo a cui ci si può accostare solo con timore reverenziale, a causa della sua immensità rispetto all’uomo e dell’aura terribile, mortale, che sempre entra in gioco quando l’uomo incontra Dio o le montagne.
Tutto in montagna concorre all’elevazione spirituale: la bellezza dei luoghi ispira armonia e stupore, la vicinanza al cielo rimanda al divino, la lontananza dai rumori e dallo stress mondani concede pace e ristoro, la severa disciplina che è richiesta al corpo tempra la volontà e coinvolge il corpo nell’esperienza di ascesi, la potenza dei fenomeni naturali suscita un sacro timore, il silenzio che spesso si dilata durante il cammino invita alla meditazione e alla preghiera.
E specialmente per noi, uomini di città, troppo spesso assuefatti al grigiume frenetico del quotidiano, la montagna è kairòs, l’occasione buona che abbiamo per ricordarci che l’esistenza non è “tutto qui”.

Monday, April 4, 2011

La Montagna in 7 parole - Avventura

Incroci pericolosi su "Uomini e Topi", val di Mello


La montagna è avventura

Per quanto la tecnologia possa aumentare prestazioni e sicurezza, per quanto la colonizzazione del turismo possa antropizzare il territorio, per quanto l’esperienza possa rendere profondi conoscitori dell’ambiente e dei suoi pericoli, mettere piede in montagna porta con sé quel pizzico di imprevedibilità e di rischio che chiamiamo avventura.
A differenza di quel che agenzie turistiche e venditori vari cercano di far passare, l’avventura non è vedere bei posti selvaggi o vivere esperienze adrenaliniche o straordinarie, cose che possono essere effettuate nell’ambito di una vacanza “tutto garantito”. Avventura vuol dire mettersi in gioco, in un gioco di cui possiamo pensare di aver capito le regole, ma che nessuno garantisce rimanere sempre quelle; in un gioco il cui esito rimane ignoto fino alla fine, dato che in parte non dipende da noi; in un gioco che può anche essere rischioso, cosa che significa pericolo ma anche grande soddisfazione per chi ce la fa. In un’avventura, a differenza dei pacchetti turistici preconfezionati, si può rimanere sconfitti, magari perché qualcosa ha giocato contro di noi, o perché non siamo stati all’altezza delle difficoltà.
La più grande avventura, ovviamente, è la vita; ma tante avventure minori si possono vivere in montagna, dove la potenza delle forze della natura, la complessità e l’instabilità e spesso, l’ostilità dell’ambiente in cui ci si muove regalano quel sapore d’ignoto ai passi che muoviamo sulla roccia. Non a tutti piace questo gusto agrodolce, è vero, ma senza dubbio grandi sono le soddisfazioni che si trovano nel vincere un’avventura, e grande è la crescita umana e personale che scaturisce dall’affrontarla, a partire dall’imparare ad accettare il rischio e la sconfitta.